La “manovra” è sbagliata.
E se l’autista sbaglia manovra, non importa se succede per incapacità, incoscienza o incompetenza: a pagarne le conseguenze sono tutti i passeggeri. Lo diciamo da quando se ne è cominciato a parlare, e continueremo a ripeterlo. Di seguito, riporto un sunto del mio intervento di ieri in Commissione Lavoro su questa manovra, che per molti versi considero scellerata.
“Pur essendo consapevole che questo dibattito potrà essere improduttivo ai fini dell’esito conclusivo della manovra, voglio soffermarmi su taluni aspetti di carattere generale, segnalando anzitutto l’opportunità di una specifica riflessione sul Mezzogiorno: se, infatti, i dati contenuti nel rapporto SVIMEZ pubblicato oggi, che descrivono un quadro molto difficile dell’economia meridionale, sono conosciuti dal Governo, allora occorre riconoscere che il provvedimento di cui discutiamo non fornisce alcuna risposta, perché non vengono individuati strumenti in grado di invertire la progressiva tendenza all’allontanamento del Sud dal Nord Italia e dal resto dell’Europa.
Semmai, al contrario, esistono misure che penalizzano ulteriormente alcune aree del Paese, come quella che, per compensare la non condivisibile soppressione delle zone franche urbane, mantiene soltanto un principio di «burocrazia zero» per tali aree; un principio del tutto inutile a risolvere i problemi esistenti.
Valutazioni che valgono anche per la norma (pericolosa) sulle «quote latte», che produce un vistoso strappo rispetto alle regole comunitarie soltanto per tenere a bada taluni produttori che hanno infranto la legge, laddove, per converso, non si è invece ritenuto opportuno prorogare gli sgravi contributivi in favore delle zone rurali svantaggiate.
E ancora, la manovra in esame non fa alcun cenno alla necessità di interventi strutturali, non investe nella competitività del Paese e non interviene a tutela del lavoro – soprattutto quello dei giovani – precarizzando ulteriormente il versante occupazionale. Questo Governo ha scelto soltanto la strada dei tagli, soprattutto nel settore della salute e delle funzioni degli enti locali, con ciò rinunciando a creare qualsiasi forma di sviluppo. Ed è paradossale che il testo approvato dal Senato disponga un ulteriore rinvio dei termini in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, ancor più grave se si considera che i rinvii più lunghi fanno riferimento agli obblighi del settore pubblico; analoghe perplessità vanno rivolte anche alle nuove disposizioni sulle false attestazioni di certificazione sanitaria: un’ulteriore indicazione di un atteggiamento di chiusura verso le esigenze dei soggetti svantaggiati, così come di sostanziale neutralizzazione delle norme da poco introdotte da questo stesso governo con la riforma del Ministro Brunetta.
Guardando l’articolo 12, comma 10, relativo alla liquidazione dei dipendenti pubblici, vediamo come – piuttosto che introdurre ipotesi innovative – ci si limiti alla mera trasposizione nel pubblico delle norme del settore privato: misura molto negativa che deve trovare a breve una soluzione alternativa.
E, infine, all’articolo 8, comma 15-bis, troviamo una norma «intimidatoria» nei confronti degli enti previdenziali privati, con il rischio che il perverso combinarsi del blocco delle retribuzioni, della sospensione del turn-over e del taglio alle spese per il personale precario della pubblica amministrazione possa – di fatto – risolversi nell’impossibilità di erogare servizi pubblici fondamentali ai cittadini.
In sostanza, ancora una volta con questa manovra il Governo Berlusconi sceglie nel complesso di privilegiare i soggetti più abbienti della società e di penalizzare le categorie più svantaggiate.”
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