Detenuti “stipati” in spazi invivibili, mancanza di personale della Polizia penitenziaria, rischi igienici, razionamento dell’acqua e carenza di educatori, come nel resto d’Italia. Sono queste le gravissime condizioni in cui versano le strutture carcerarie della provincia di Siracusa, di cui mi ero occupato poche settimane fa, grazie anche alla Commissione speciale istituita dal Consiglio provinciale di Siracusa che nei primi mesi dell’anno ha effettuato diversi sopralluoghi negli istituti penitenziari aretusei. Quello che è emerso, a Brucoli come a Noto e a Cavadonna, è uno stato di abbandono non più tollerabile: abbandonate le strutture, una presenza carceraria tripla rispetto a quella prevista, personale in servizio costretto a subire ogni giorno pesanti disagi dovuti alla carenza di organico. Ma il carcere non doveva servire a “rieducare” i detenuti?
L’impressione, viste le condizioni cui sono sottoposti i detenuti, è che li si voglia soltanto punire. E che fine hanno fatto gli educatori – una vicenda, questa, nazionale – selezionati nel 2007 con un concorso e non ancora assunti dal Dipartimento della giustizia minorile nonostante anche in questo settore vi siano pesantissime carenze di organico?
Su entrambe le vicende ho presentato due interrogazioni al ministro della Giustizia, Angelino Alfano, sollecitando innanzitutto interventi urgenti per fronteggiare le gravi criticità degli istituti di pena della provincia di Siracusa emerse dall’indagine svolta dal Consiglio provinciale di Siracusa che tra gennaio e marzo ha visitato gli istituti di Brucoli-Augusta, Noto e Cavadonna.
Nella casa di reclusione di Brucoli-Augusta è emerso che l’Istituto penitenziario ospita circa 600 detenuti pur essendo concepito per contenerne 300, mentre è insufficiente la dotazione organica effettiva della polizia penitenziaria: a fronte dei previsti 358 agenti di custodia infatti ve ne sono solo 225, una carenza grave, pari al 37% della dotazione necessaria, alimentando il malessere tra gli agenti a causa di carichi di lavoro eccessivi, stress psicofisico, ricorso al lavoro straordinario. Sconcertante ed inaccettabile risulta la situazione verificata in merito alle necessità di rifornimento e somministrazione idrica: a Brucoli il rifornimento dell’acqua avviene tramite autobotti ed i detenuti sono sottoposti al razionamento. Particolarmente carenti le condizioni strutturali del carcere, mancano gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, tanto che lo scorso 4 marzo 2010, a causa del forte vento, è crollata parte dell’alta inferriata di recinzione del carcere. Non va meglio nella casa di reclusione di Noto.
Ospita 250 detenuti nonostante la popolazione carceraria consentita sia pari a 180 detenuti; l’organico reale della Polizia penitenziaria è di 75 unità ma quelle effettivamente in servizio sono circa 60 sulle 169 necessarie. Non è accettabile inoltre la situazione relativa all’approvvigionamento idrico poiché l’acqua viene razionata e distribuita solo per poche ore durante l’arco della giornata ed in maniera non assolutamente sufficiente. Nel carcere di Cavadonna infine, sono ospitati 550 detenuti ma la capienza ottimale sarebbe di 280 e quella tollerabile di 350 reclusi. Qui, nelle sezioni che ospitano i detenuti comuni, gli standard minimi di decenza e di vivibilità sono assolutamente intollerabili: in alcune di queste celle i detenuti vivono in 12 in uno spazio di circa 30 metri quadrati che comprendono anche gli arredamenti. Anche la condizione lavorativa della Polizia penitenziaria risulta inaccettabile: su una previsione organica di 315 agenti, 150 sono effettivamente in servizio.
In tutte le strutture, poi, sono presenti pochissimi educatori: due a Brucoli, tre a Cavadonna. Una condizione, questa, oggetto di una mia specifica interrogazione parlamentare al ministro Alfano e che riguarda il Dipartimento di Giustizia minorile. Nel 2007 infatti il Dipartimento aveva bandito un concorso per l’assunzione di 80 educatori. Tra agosto e novembre del 2009 fu autorizzata l’assunzione dei primi 45 educatori ma a causa di alcuni “rilievi formali” dell’Ufficio centrale del bilancio – le cui motivazioni non sono note – la loro assunzione è stata “congelata”. E rischia di esserlo per sempre, a causa dell’imminente entrata in vigore – dal 30 giugno 2010 – del blocco delle assunzioni.
Siracusa non è più un’isola felice su tante cose, mi pare.
Tutte le carceri siciliane sono al collasso. Tutte, senza distinzioni.
Non è solo piazza Lanza a Catania a scoppiare, quindi.