Oggi a Catania il dibattito su “Europa, Mediterraneo, Medioriente. Le nuove sfide viste da Sud” organizzato nella prima delle due giornate di mobilitazione nazionale “Italia, coraggio!”
Troppo spesso la Sicilia vive di giudizi negativi e di pregiudizi, quando invece si è dimostrata terra di accoglienza: la Sicilia e Catania in particolare sono un grande esempio di civiltà, di accoglienza ai migranti. Ora la nostra Isola può e deve esercitare queste capacità in maniera compiuta, diventando protagonista dell’incontro tra culture e religioni, tra Europa e Medio Oriente, e dimostrando quindi di saper sfruttare le opportunità culturali ed economiche che possono derivare da questo ruolo.
In estrema sintesi, questo è quanto ho affermato questa mattina durante il confronto su “Europa, Mediterraneo, Medioriente. Le nuove sfide viste da Sud”. Ho voluto organizzare questa iniziativa proprio nella prima della due giorni di mobilitazione nazionale “Italia, coraggio!”, con cui il PD nazionale sta organizzando iniziative e banchetti in mille piazze d’Italia per avviare un confronto aperto con i cittadini, per dire no alla paura e al terrore. E il dibattito di stamane, svoltosi al SAL alla presenza di un pubblico molto numeroso, ha affrontato apertamente la questione del confronto tra Europa e Medioriente, i temi dell’integrazione e del dialogo, partendo dagli ultimi gravissimi atti di terrorismo vissuti dalla Francia a gennaio e il 13 novembre scorso.
All’iniziativa hanno preso parte, oltre a me, l’Imam della moschea di Catania e presidente della Comunità islamica di Sicilia, Abdelhafid Kheit, Pinella Di Gregorio, docente di Storia Contemporanea presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Catania, il consigliere comunale del Pd Niccoló Notarbartolo ed Emiliano Abramo della Comunità di Sant’Egidio. Presenti tra il pubblico diversi amministratori locali, consiglieri comunali e il sindaco del comune di Sant’Agata Li Battiati Carmelo Galati.
Si è parlato dunque di terrorismo, religioni, rapporto con chi migra, necessità di dialogo e dei fenomeni sociali che stanno dietro gli ultimi attentati terroristici.
“Lo scorso anno migliaia di persone, soprattutto giovani, sono tornate in Iraq e di queste 1200 provenivano dalla Francia, quasi 3000 dal Caucaso, e moltissimi si erano appena convertiti all’Islam – ha detto Emiliano Abramo – E’ chiaro quindi che dietro Isis, dietro gli attentati non c’è una matrice di estremismo religioso. Piuttosto, questi ragazzi indossano i panni dei musulmani estremisti soltanto per uscire dall’emarginazione in cui sono relegati”. Un problema dunque storico ma anche sociale, come ha sottolineato anche Notarbartolo: “Viviamo in un mondo interconnesso, ma ci siamo dimenticati di unire i centri con le periferie, relegate ai margini – ha detto il consigliere Pd – Gli attentatori di Parigi erano ragazzi cresciuti fianco a fianco con le loro vittime, ne hanno condiviso gli spazi e il tempo eppure appartenevano a mondi distanti tra loro, che culturalmente non si sono mai incontrati”. “Per questo la politica avrà responsabilità enormi, se continuerà a creare marginalizzazioni – ha detto ancora Notarbartolo – Dobbiamo al contrario costruire percorsi di dialogo e ridurre le distanze a partire dai nostri contesti urbani”.
A soffermarsi sugli aspetti storici è stata la docente universitaria Pinella Di Gregorio, secondo cui “è sbagliato leggere gli ultimi attentati partendo da uno scontro tra civiltà”: “Questa lettura non funziona perché dimentica le responsabilità, le colpe dell’Occidente storiche e attuali, che ha mantenuto le proprie relazioni di interesse su molti Paesi del Medioriente: la storia quindi entra nella realtà attuale” ha sottolineato Di Gregorio, secondo cui “la grande assente è l’Unione Europea, che non ha ancora una politica estera comune”. E allora che ruolo può avere l’Italia, e la Sicilia, in questo contesto? “Il Mediterraneo è profondo, da un punto di vista storico ma anche per ciò che ha sempre rappresentato per l’Oriente e l’Occidente – ha detto l’Imam della moschea della Misericordia di piazza Cutelli a Catania – Il Mediterraneo unisce o divide ma tradizioni, religioni e culture diverse possono arricchirsi in maniera reciproca”.
Oggi abbiamo voluto dare vita a questo momento di dialogo per comprendere, informare e discutere con i cittadini. E’ necessario oggi sempre di più abbattere i muri culturali e comprendere le istanze reciproche. Noi siciliani, noi catanesi, abbiamo dimostrato di saperlo fare e di saper farci carico delle difficoltà altrui. Vogliamo incoraggiare questi atteggiamenti di apertura e dialogo, tanto nel mondo cattolico quanto nel mondo islamico, perché questi diventino le posizioni maggioritarie contro ogni estremismo.
In foto con i relatori (da sin): Berretta, Abramo, Kheit, Di Gregorio, Notarbartolo
Leave a Reply