E’ stata una giornata bella, perché trascorsa tra la gente, tanta gente. Come piace a noi del Pd, come piace soprattutto a Pier Luigi Bersani che ieri ha passato una giornata tra Priolo, Catania e poi Messina. Tre tappe, tutte significative: il petrolchimico e i disagi di una fetta di Sicilia che deve per forza di cose fare i conti con l’assenza di politica industriale e sente più di chiunque altro la necessità, invece, di nuove politiche industriali che puntino su risanamento e innovazione; Catania e le sue tante vertenze, le sue tante incompiute, le sue tante delusioni assieme alle sue tante potenzialità, alle tante opportunità da cogliere; Messina e –inevitabile parlarne – quel Ponte sullo Stretto di cui torna a parlare ancora e ancora Berlusconi, ennesimo ritornello di un disco rotto che ripete puntualmente in campagna elettorale sempre le stesse chiacchiere, aumentandone di volta in volta la portata: da un milione siamo già arrivati a 4 milioni di posti di lavoro, al punto da far dire a Bersani di aver proposto agli altri leaders progressisti europei di mandarlo in giro, se c’ha tempo, e i problemi dell’Europa sarebbero automaticamente risolti. Ma noi siamo gente seria e invece delle chiacchiere Bersani, pragmatico e semplice come sempre, ha preferito fare quello che gli riesce meglio: parlare di cose concrete, di problemi veri e di soluzioni reali, direttamente con la gente vera, dagli operai di Priolo con cui ha pranzato alle migliaia di uomini e donne che hanno affollato fino all’inverosimile l’auditorium delle Ciminiere a Catania.

Il populismo, ha ripetuto Bersani, è l’esatto contrario della partecipazione popolare, la nostra atomica per sconfiggere non solo Berlusconi quanto il berlusconismo che ha inquinato le falde morali del Paese. I volti allegri e partecipi dei tantissimi ragazzi, della gente che era venuta ad ascoltare il nostro candidato premier e che ho avuto modo di osservare dal palco assieme a tutti gli altri candidati, chiedevano, reclamavano anzi, un cambiamento. Se lo meritano, ce lo meritiamo. Soprattutto qui in Sicilia da dove verrà – ne sono convinto – un contributo decisivo per l’esito di queste elezioni. E allora, proviamoci, a smacchiare “il giaguaro e il giaguarone”, Berlusconi e il berlusconismo. Ci meritiamo un’Italia giusta!
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