Spegniamo i riflettori sull’Isola Lachea

AcitrezzaSalvaguardare l’ecosistema, l’ambiente, le specie marine e le rocce laviche dell’Isola Lachea e dei Faraglioni di Acitrezza: è questa a mio avviso l’unica strada da seguire per evitare il rischio di disperdere un patrimonio di grande valore, tutelato da decenni dall’Università di Catania, ma anche per garantire un futuro turistico alla Riviera dei Ciclopi.

Abbiamo letto tante opinioni nelle ultime settimane sulla proposta di illuminare i Faraglioni: alcune – quelle a favore – mosse dalla convinzione che lasciare al buio i suggestivi scogli e l’Isola Lachea nuocerebbe al turismo. Le altre, quelle contrarie, allarmate per la salvaguardia di flora e fauna. Io condivido pienamente la posizione del Rettore dell’Ateneo catanese, Giacomo Pignataro, e quella del Circolo Ecodem PD di Acicastello che, seppur partendo da premesse diverse arrivano alla medesima conclusione: illuminare l’Isola Lachea e i Faraglioni metterebbe a rischio quella porzione di mare oggi già meta di numerosi studiosi e ricercatori, ma anche di turisti.

Ci sono moltissimi luoghi in Sicilia che attraggono migliaia di turisti ogni anno anche per le loro peculiarità naturalistiche, luoghi che la sera nessuno mai si sognerebbe di illuminare a giorno con dei riflettori, penso al sentiero della Riserva di Vendicari che conduce alla antica Tonnara o alla Riserva naturale orientata della Valle dell’Anapo solo per citare alcuni esempi. Anche questo è un modello di sviluppo turistico che i nostri Comuni della Riviera dei Ciclopi dovrebbero e potrebbero incentivare. Un modello che non metterebbe a rischio il ruolo di custode che l’Ateneo esercita sui Faraglioni e l’intero ecosistema della zona.

Questa la posizione di Giuliana Peluso, segretario del Circolo Ecodem di Acicastello:

ACI CASTELLO (CT), ILLUMINAZIONE ISOLA LACHEA. INTERVENGONO GLI ECODEM DEL PARTITO DEMOCRATICO: “PARERE NEGATIVO DELL’UNIVERSITA’, PER NOI E’ QUESTIONE CHIUSA. OCCUPIAMOCI DELLE COSE VERAMENTE URGENTI”.

“Troviamo curioso e stupefacente che all’indomani dell’ennesima manifestazione di dissesto idrogeologico, con numerose abitazioni danneggiate da acqua e fango in seguito alle piogge, ad Aci Castello ci si occupi dell’illuminazione dell’Isola Lachea”.
Lo afferma Giuliana Peluso, segretario del Circolo Ecodem di Aci Castello, sul dibattito relativo alla illuminazione dell’Isola Lachea. “Fermo restando che faremmo bene ad occuparci delle cose veramente importanti e urgenti – prosegue Peluso – occorre ricordare che sulla questione dell’illuminazione dell’Isola Lachea esiste il parere negativo degli esperti dell’Università di Catania i quali, in ultima istanza, dovrebbero essere preposti alla valutazione di impatto ambientale. Peraltro l’esistenza stessa dell’Area Marina Protetta dovrebbe indurre tutti ad una maggiore cautela verso questo delicato ecosistema”.
“Per noi del Circolo Ecodem di Aci Castello quindi la questione è chiusa – prosegue la responsabile degli Ecologisti del Partito Democratico – Spente le luci sull’Isola Lachea, auspichiamo che l’amministrazione comunale sposti la propria attenzione sulla gravità della condizione in cui versa il territorio, cominciando a pianificare con la dovuta cura interventi di tutela collegati alla ricerca di finanziamenti, anche europei. Su questo fronte siamo disponibili alla piena collaborazione”.

Queste invece le parole del Rettore, Giacomo Pignataro, pubblicate sul quotidiano La Sicilia sabato 11 ottobre:

«Ecco perché l’Ateneo dice no all’illuminazione»
Giacomo Pignataro *

Ho avuto modo di leggere l’articolo de La Sicilia del 7 ottobre relativo all’illuminazione dei Faraglioni di Acitrezza. Intendo chiarire i termini della vicenda, in quanto il notista del giornale, a quanto pare appassionato alla vicenda, ha preferito sovrapporre la propria, pur legittima, opinione su tale questione ad una rappresentazione compiuta ed equilibrata della posizione di questo Ateneo, deformandola talvolta, per meglio sostenere il proprio pensiero. Tralascio di commentare affermazioni varie, contenute nell’articolo, che trasformano il disaccordo sulla posizione dell’Ateneo in pure invettive, con toni e linguaggi che, a mio avviso, non si addicono ad un confronto sereno e civile, per quanto aspro.
L’Università di Catania esercita sull’isola Lachea e sugli altri scogli di Acitrezza un diritto di uso, per effetto di una concessione, risalente al 1897, effettuata dall’allora proprietario, il Marchese Luigi Gravina. Tale concessione fu (e rimane) condizionata ad un uso che “sia di solo ed esclusivo profitto o vantaggio degli studi universitari” e “per gli studi scientifici e sperimentali che ivi si possono fare da oggi ed in qualunque tempo avvenire”. Qualora l’isola e i sette scogli non dovessero più giovare agli usi scientifici o “l’Università non adoperi i mezzi che facciano raggiungere lo scopo … l’assoluto ed intiero dominio di essa isola e dei sette scogli ritornerà al Marchese Gravina o di lui eredi”. Si comprende bene come l’Università esprima, sulla questione dell’illuminazione dei Faraglioni, non una mera opinione scientifica, ma una valutazione che sia coerente con i doveri di custodia che le sono propri e il cui esercizio deve garantire la permanenza delle condizioni che ne disciplinano il diritto d’uso. Ricordo ai lettori, e al notista de La Sicilia (che potrà comodamente riscontrare la notizia nell’archivio del proprio giornale), che, già nel 1982, in occasione dell’illuminazione dei Faraglioni, la famiglia Gravina avviò una iniziativa giudiziaria per rientrare nel possesso dell’isola e degli scogli. Si tratta, dunque, non di retoriche condizioni di uso, ma di giusti vincoli, pregnanti e pressanti sul piano giuridico, volti a garantire quella straordinaria biodiversità che caratterizza quei luoghi, e che è stata ed è tuttora oggetto di numerosissime ricerche scientifiche condotte dalla nostra Università e da altri studiosi.
La risposta che ho fornito al Sindaco di Acicastello poggia su valutazioni scientifiche riguardanti l’impatto che la realizzazione di un impianto di illuminazione, anche con l’impiego di tecnologie più sofisticate di quelle prospettate negli anni Ottanta, avrebbe sui cicli vitali delle specie ivi presenti (per effetto stesso della luce) nonché sugli elementi rocciosi di natura vulcanica tipici di quell’area (a causa degli ancoraggi degli impianti di illuminazione). Il fatto che ci si preoccupi di tutelare anche piccole specie viventi (sebbene si tratti non solo di lucertole) non deve stupire, in quanto il progresso delle conoscenze scientifiche non discrimina in relazione alle dimensioni dei fenomeni viventi che si studiano: spesso, anzi, importanti scoperte scientifiche, di grande valenza per l’umanità, sono state realizzate proprio partendo dallo studio di microorganismi. Le conclusioni alle quali sono pervenuto sono state, dunque, operate tenendo conto degli specifici interessi scientifici dell’area e dell’obbligo di preservarne il mantenimento, e per far ciò mi sono avvalso del prezioso contributo tecnico-scientifico di diversi colleghi, compreso quello della prof. Marisa Vinciguerra, professore ordinario di Biologia animale e, dunque, studiosa altamente competente a giudicare la materia (anche se può esprimere valutazioni che possono non piacere a taluni. Tant’è). La nostra valutazione può non essere condivisa, ma ci attendiamo che ad essa si replichi con argomentazioni scientifiche (magari elaborate, se si preferisce, non su “poltrone” ma all’impiedi), non inveendo contro presunti “muri di gomma”, che invece vengono eretti proprio da parte di chi se ne lamenta.
Ho manifestato al Sindaco di Acicastello, in questa come in altre occasioni (qualche tempo fa, nel corso dell’inaugurazione dell’Ecomuseo della Riviera dei Ciclopi), la più ampia disponibilità a collaborare per la valorizzazione di quel territorio, riscontrando nell’on. Drago altrettanta disponibilità, nonché sensibilità e rispetto per la nostra posizione. L’esperienza ci insegna che i modelli di valorizzazione turistica di un territorio non sono unici, anche perché diversi sono i segmenti di domanda che possono essere soddisfatti, sebbene, qualunque sia il modello di sviluppo turistico che si intende seguire, ci siano delle precondizioni a tale sviluppo, tra le quali certamente non rientra l’illuminazione dei Faraglioni. In ogni caso, l’Università è disponibile ad un pubblico confronto su queste tematiche: non ho, come altri, la pretesa di interpretare ciò che chiede la popolazione di Acitrezza, ma a quella popolazione posso garantire che l’Università di Catania opera e continuerà ad operare nell’interesse dello sviluppo della comunità.

* Rettore dell’Università di Catania

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