Arriva Natale, quindi bisogna fare gli auguri. Ai propri cari e agli amici, chiaramente. Io, però, sento il dovere di farli innanzi tutto a un importante personaggio della nostra vita pubblica.
Tanti auguri, Presidente Lombardo. Non auguri per il suo nuovo governo: la lista dei suoi nuovi – o vecchi – assessori è esclusivamente, per quanto mi riguarda, affare suo. O di Miccichè. O dell’improbabile Alleanza per l’Italia. O di chiunque riesca a convincere ad appoggiarla. Il mio partito ha stabilito che non ci interessa la sua maggioranza ma ci interessa molto – e vorrei vedere – cosa si può fare di concreto per cambiare qualcosa in questa nostra Sicilia che tanto bene non và. Se n’è accorto anche lei, signor Presidente? Le città siciliane agli ultimi posti in tutte le classifiche – opinabili, certamente, ma pur sempre classifiche – in cui è possibile essere classificati. Merito della sua riforma dei rifiuti? O piuttosto delle infrastrutture che possano attrarre investimenti privati veri, magari stranieri, come accede in Irlanda o in Catalogna, senza bisogno del consolidato sostegno regionale che copre i rischi e assicura pure il guadagno? Ha visto, signor Presidente, che non appena si è avuto a che fare con un industriale vero – se Marchionne ha risanato la FIAT lo è anche quando dice cose sgradite – i nostri problemi vengono a galla tutti, assieme. Hai voglia di dare soldi, e pure tanti: sempre soldi dati a un’impresa perché faccia ciò che vuole, tranne poi concludere che non conviene. L’obiettivo nobile è sempre quello di creare o mantenere posti di lavoro. Ma facciamo un po’ di conti: Marchionne dice che produrre un’auto a Termini Imerese costa alla FIAT 1000 euro in più, la Regione ha già pronto il solito accordo di programma da 400 milioni di euro. Quante auto in perdita si possono produrre? Quante se ne sono già prodotte? Se dovessi pensare all’incasso, non ci sarebbero evidentemente dubbi. Ma se un industriale rinuncia a un regalo del genere, vogliamo anche ascoltare le sue parole su mancanza di infrastrutture, logistica, indotto, per cui, signor Presidente, arriva a dirle, senza sfotterla, che, capendo le sue ragioni e i suoi problemi, se riesce ad avvicinare la Sicilia al Piemonte e alla Lombardia il miracolo è fatto? Credo di capire, signor Presidente, che il miracolo non è quello dello spostamento fisico della nostra isola che dove sta, sta benissimo, quanto quello di dotare la Sicilia dei presupposti minimi dell’Industria: strade, collegamenti, reti, acqua, luce. Per non parlare della Regione che, come hanno detto molti più importanti di me, ha fatto più danni allo sviluppo della Sicilia rispetto alla stessa mafia. Lei, signor Presidente, ha avuto il coraggio di affermare che non di mafia vuole occuparsi ma di burocrazia! I miei più sinceri auguri.
Tornando al canadese cattivo – Marchionne – come mai, se lo sarà chiesto anche lei, signor Presidente, viene salvata Pomigliano D’Arco che in quanto a contesto ambientale non mi sembra messa meglio della nostra Termini e non l’unico sito produttivo FIAT in Sicilia? Su Pomigliano – l’ha detto sempre Marchionne – viene fatta una scommessa: si investono centinaia di milioni di euro e si dirotta la produzione della Panda nella speranza che funzioni. Perché in Sicilia non si prova nemmeno a scommettere? Nonostante i soldi pubblici?
A volte capita di andare a sbattere la testa contro uno specchio. Fa male. Anche perché non solo si sbatte la testa ma si vede la propria faccia. Ed è una faccia disastrata. Perché l’Irlanda ha fatto quello che noi non abbiamo fatto? Colpa del centralismo romano? O dell’Europa che ci ha dato i soldi che non abbiamo saputo spendere? O addirittura della Lega che facendo esclusivamente i fatti propri se ne fregava altamente dei nostri? Tutto risolto dall’Autonomia e dal Ponte? Convinca Marchionne e sarò con lei, signor Presidente, fino alla morte.
Oppure, più modestamente – detto da uno che non vuole entrare nelle alchimie del suo nuovo governo – dica che c’è molto da fare, nella gestione delle risorse della Regione e nella programmazione di quelle che arrivano dallo Stato e dall’Europa. E che, visti i risultati, la modestia non è mai abbastanza. In fin dei conti, signor Presidente, invece di fare una guerra santa sul suo nome cosa le costerebbe, umilmente, dire ai siciliani, a quelli che la adorano e a quelli che la detestano, insomma a tutti i siciliani, che finora è stato evitato il baratro del commissariamento sulla sanità e per il resto si è parlato tanto ma non è accaduto nulla? Nulla di fatto sui rifiuti, anche se ci sono da parte sua prese di posizione interessantissime e giuste. Nulla di fatto sugli Enti inutili, anche se pure lì…Continuare sarebbe inutile. Vede, signor Presidente, a me, avendo la presunzione di esplicitare l’idea di molti siciliani, delle formule politiche non frega nulla. E lo dico da componente della Direzione nazionale del PD. Mi interessa cosa la Regione può fare per i siciliani. E, una volta tanto, non contro i siciliani. Lei le chiami, se vuole, riforme. Termine nobile – il PD è nato per farle e l’Ulivo molte le ha fatte per davvero, si pensi solo alle liberalizzazioni di Bersani – divenuto ultimante sospetto: se Berlusconi non vuole incontrare i giudici è riforma?
Un’ultima domanda, signor Presidente: nella sua Catania vi è la più grande realtà industriale privata isolana rimasta, la STMicroelectronics. Vogliamo perdere anche questa? Pensa che basti l’offerta di qualche milione di euro – e ne hanno avuto già tanti – per far radicare un sito produttivo e farlo diventare punta d’eccellenza per l’azienda? In anni passati si parlava addirittura di Etna Valley. Un’esagerazione, chiaramente. Ma un’esagerazione diffusa e consolidata nel mondo, sì, quello globale dell’economia, diventa una realtà. Basata su un triangolo volontaristico ma efficace: la multinazionale in crescita, l’Università brillante, il Comune servizievole, nel senso che dava servizi e promuoveva la speranza al punto da farla diventare tangibile. L’Etna Valley si basava anche su un fattore competitivo non trascurabile. Non tanto che i nostri cervelli fossero bravi quanto gli altri se non più bravi, come dimostra la mole di brevetti internazionali acquisiti da Catania. Né solamente che ci fosse una collaborazione strettissima con l’Università. Allora era possibile chiedere ai giovani ingegneri: preferiresti vivere a Phoenix o a Catania? Phoenix è Phoenix ma Catania offriva una città pulita, viva e vivace, con la movida e i Capodanno, con il centro storico più sicuro d’Italia. Oltre al mare, all’Etna, alla Plaja e a tutto il resto. E, attorno alla ST, tante piccole aziende innovative. Oggi, signor Presidente? Eppure lei qualcosa dovrebbe sapere di Catania? Ne è stato vicesindaco e Presidente di Provincia. Il più amato fra i Presidenti, dicevano i sondaggi. Il più votato fra i Presidenti della Regione. Per fare che?
Non lo dica a me. Lo dica ai siciliani. Ai siciliani di Termini Imerese. Ai siciliani dell’Etna Valley che non c’è più. Ai siciliani sommersi dai rifiuti. Ai siciliani di Palma di Montechiaro che assieme a tanta feroce mafia avranno pure la centrale nucleare. Ma le piace, signor Presidente, questo destino infinito di pattumiera? E le basta, sinceramente, la promessa del Ponte?
Mi ricordo di quando lei guidò a Roma una manifestazione di siciliani per avere subito dal governo Prodi i soldi del Ponte che lo stesso governo Prodi aveva destinato alla viabilità secondaria di Sicilia e Calabria. Lei fu molto deciso e venne quasi al confronto fisico con le forze di polizia. Nel nome dell’autonomia e degli interessi della Sicilia. E li ottenne quei soldi. Solo che poco dopo il nuovo governo Berlusconi, che credo lei frequenti abitualmente, decise che quei soldi da lei conquistati servivano ad altro, come i fondi FAS per il Sud che pagano le multe per le quote latte del Nord. Sono sempre soldi nostri che non ci danno. Come mai oggi non guida marce su Roma? Eppure i suoi simpatizzanti sono sicuramente aumentanti da allora. Anzi, le prometto che se dovesse decidersi a fare una nuova manifestazione davanti Palazzo Chigi, quindi contro il governo, per avere finalmente quei soldi per le strade provinciali che tanto ci servirebbero, avrebbe un manifestante in più. E lei, per un consenso in più, è pronto a fare cose da pazzi.
Le faccia per la Sicilia, se ne ha voglia e se ne è capace.
Con affetto e con la speranza che qualcosa succeda per davvero, i miei migliori auguri a lei, signor Presidente. E, di cuore, a tutti i siciliani.