The Italian Job

Prendi un prodotto tipicamente italiano, il primo che ti viene in mente, dal Chianti al Parmigiano reggiano, dal Prosecco al Gorgonzola o al nostro amato pomodorino di Pachino. Bene, prendi questo prodotto – bello e forte soprattutto perché è Made in Italy – e lo copi. Insomma ci tieni a che venga fuori un prodotto simile, perché lo lavori con lo stesso metodo originale. Ma, piccolo dettaglio, se la materia prima che utilizzi NON è italiana ma, che so, del Minnesota o dell’Australia, siamo sicuri che possa chiamarsi proprio allo stesso modo del VERO Made in Italy? Non mi rispondete, non siate così certi di una risposta quasi scontata perché fino ad ora per il nostro Governo quel salame – è solo un esempio tra le tante storie reali! – fatto nel New Jersey con carni a stelle e strisce è… italianissimo. Tanto da far meritare fior di finanziamenti pubblici all’impresa che lo produce. In gergo si chiamano prodotti italian sounding: sembrano italiani e non lo sono. Qualcuno potrebbe chiamarli sòle. Io sono convinto si tratti di vera e propria contraffazione di Stato. Su questo ho presentato alla Camera una interrogazione al neo-ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera.

La mia azione parlamentare prende spunto anche dagli interventi della Coldiretti, che ha denunciato questi fatti in maniera dettagliata e precisa e con svariate iniziative che hanno messo in luce la vera e propria “svendita” dei nostri prodotti migliori (della nostra economia, in una parola). Una svendita messa in atto da aziende partecipate dal Ministero dello Sviluppo economico.
Parliamo in particolare del “caso Parmacotto”, azienda che vanta una partecipazione eccellente: è quella della Simest, la Società italiana per le imprese all’estero. Società a partecipazione ministeriale, appunto, controllata per il 76 per cento dal nostro Governo.
La Simest si occupa di sviluppo e promozione delle imprese italiane all’estero ed opera come partner qualificato delle aziende che scelgono l’internazionalizzazione per affermare la propria presenza sui mercati esteri. Recentemente ha stipulato con il gruppo Parmacotto un accordo che prevede un investimento di 11 milioni di euro nel capitale sociale dell’azienda, finalizzato ad una sua ulteriore espansione negli Stati Uniti, in Francia e Germania dove punta a consolidare la propria presenza. L’azienda ha anche aperto un bel negozio monomarca nella scintillante Manhattan e ha in progetto di aprirne tanti, tanti da realizzare una vera catena di prodotti che però italianissimi non sono. Ecco cosa ha detto Alessandro Rosi, amministratore delegato di Parmacotto: “La metà circa delle carni suine lavorate nel mio gruppo, che non produce solo prosciutto cotto, viene da fuori: Francia, Danimarca, Spagna e Germania, per lo più… Ciò che conta è il know how, la lavorazione delle carni. È un fatto di cultura”.

Per gli stessi motivi “culturali” temo che il Made in Italy, di questo passo, ce lo giocheremo prima o poi. Al contrario i nostri prodotti migliori, quelli riconosciuti in tutto il mondo, andrebbero tutelati e non messi a rischio da una politica incomprensibile. E’ come distruggersi con le proprie mani. Credo sia arrivata davvero ora di evitare che possa continuare ad accadere. E di dare risposta alle tante aziende che di italian sounding non vogliono proprio sentir parlare.

Ecco il testo dell’interrogazione (mettiamo il link).

1 comment to The Italian Job

  • saro romeo

    Agli inizi della crisi veniva detto che sarebbe stata un’opportunità, vendere il nostro rinomato Made in Italy anche ad altri miliardi di popoli. Certo la globalizzazione va vista così. Avremmo venduto i nostri Armani, Olio d’oliva, macchine utensili etc… alla Cina, all’India,….
    Poi abbiamo scoperto che invece ce li copiavano rivendendoceli a 4 lire !!!
    La crisi si aggrava (non certo solo per questo) ma nessuno fa seriamente nulla per tutelare i nostri prodotti.
    La concorrenza è salutare ma le regole devono essere uguali per tutti, perché se noi le rispettiamo (Sicurezza sul lavoro, lavoro minorile, autocontrolli vari, non utilizzo di prodotti tossici, etc…..) e gli altri no, non saremo mai competitivi e destinati ad affondare.
    Ma non ci occupa neanche di promuovere ed investire là dove non è possibile copiarci: il patrimonio Artistico / Naturale….
    Fate bene ad appoggiare questo Governo Monti (non Lombardo !) ma non spertichiamoci troppo in lodi anticipate: ricordiamoci sempre che essere competenti e brave persone è solo un presupposto, ma non basta per definire una linea. Ricordiamoci anche chi sono e da dove vengono.

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