Ma chi me lo doveva dire che sarei intervenuto da parlamentare a favore di Mediaset – intesa, naturalmente, come lavoratori – per chiedere al Governo del proprietario di Mediaset di fare qualcosa per la sua azienda, intesa sempre come lavoratori? Non mi fa piacere il primo sciopero nella storia di Mediaset. Mi preoccupa esclusivamente il futuro di quei lavoratori.
E’ la prima volta che dipendenti Mediaset scendono in piazza, è la prima volta che scioperano. Il motivo è serio, dato che a rischio c’è il futuro di decine di lavoratori. Ieri mattina davanti a Montecitorio hanno manifestato truccatori, parrucchieri e sarti che da anni si occupano di mandare in scena i volti televisivi di Mediaset. Erano circa duecento, muniti di striscioni, palloncini e fischietti, arrivati nel centro di Roma per protestare contro la cessione, decisa da Mediaset, del ramo truccatori-parrucchieri-sarti di Videotime alla società Pragma Service. In ballo, hanno spiegato i dimostranti armati di cartelli contro il premier-proprietario Silvio Berlusconi, ci sono 56 posti di lavoro. Una cessione di ramo d’azienda che per i lavoratori è più che altro “una vera e propria cessione dei contratti di lavoro”. E, per di più, completamente al buio: i dipendenti infatti si ritroverebbero a lavorare per un’impresa di cui non conoscono nulla.
Si chiama esternalizzazione e consente di ridurre i costi per l’impresa. E le giuste garanzie ai lavoratori? Ieri a Montecitorio, assieme ai colleghi deputati del Pd della commissione Lavoro, ho incontrato i dipendenti Mediaset. Assieme, abbiamo chiesto al governo maggiori garanzie. Al più presto presenteremo un’interrogazione parlamentare per sapere cosa intendono fare i ministri Sacconi e Scajola per dare garanzie a questi lavoratori, che si rifiutano di fornire il proprio consenso al trasferimento alla Pragma Service.
Io però non esulteri. Penso soprattutto ai lavoratori, mi interessa certo più di loro che del fatto che l’azienda di Berlusconi vada male.
Era una immensa anomalia, ora ne abbiamo la prova.
Questa è la volta buona che l’impero di Berlusconi esce ridimensionato. Mi dispiace per chi vi lavora, ma godo per lui.
Era inevitabile che la crisi coinvolgesse anche le attività del premier. Certo, se le cose si complicano sarà un grossissimo danno d’immagine per lui.
Nel 1993-1994, anni della decisione di Silvio Berlusconi di diventare un politico, Fininvest-Mediaset era in ginocchio. Se non ricordo male era indebitata malamente. Magari oggi non sarà quello scenario pauroso, ma di certo l’elefantiasi non aiuta proprio.
Mediaset a mio avviso è in crisi da anni ed anni. Non mi sorprendo.
Era chiaro che il “padrone della ferriera” avrebbe prima o poi iniziato a licenziare appunto nella sua ferriera…