L’Italia di Berlusconi non è quella che ci stanno raccontando…
Non dà risposte di fronte alla crisi
Di fronte alla crisi tutta l’Europa si è mossa. L’Italia no. Forse non tutti sanno che il governo Berlusconi è l’unico a non aver stanziato risorse vere per contrastarla. Lo dice il Fondo Monetario Internazionale: siamo fermi allo 0,2% del Pil contro il 2,3% della Spagna e l’1,6% della Germania, solo per fare due esempi.
La realtà è che per sostenere salari e stipendi degli italiani, tra i più bassi d’Europa, le misure del governo sono state del tutto insufficienti.
E questo mentre l’UE stima il nostro tasso di disoccupazione, oggi al 6,8%, all’8,8% nel 2009, con previsioni del 9,4% per il prossimo anno. Vorrebbe dire 2 milioni e 300 mila disoccupati, 600 mila più di oggi.
… non è un Paese giusto e solidale
Nel nostro Paese gli ammortizzatori sociali non li hanno la metà dei dipendenti del settore privato, vale a dire 7 milioni e mezzo di lavoratori, e non li hanno 3 milioni di persone che lavorano con un contratto precario.
Il governo ha ridotto le politiche sociali e la social card è stata un vero fallimento: doveva andare a 1 milione 300 mila cittadini, ma al 5 aprile scorso solo 517 mila
carte erano cariche. Per non parlare dei disagi nel suo utilizzo e del fatto che alle risorse destinate alla carta, 450 milioni di cui solo 200 stanziati dal governo, è corrisposta una equivalente riduzione dei trasferimenti per i servizi offerti dai Comuni.
La realtà, così, resta quella descritta dall’Istat: a vivere in povertà oggi sono 2 milioni 653 mila famiglie e 7 milioni 542 mila individui.
La realtà è quella di una sanità pubblica pesantemente colpita dai tagli: meno risorse per la manutenzione e la costruzione degli ospedali, meno posti letto, meno cura della salute dei cittadini.
In compenso dal 1° maggio sono aumentati, anche del 20%, i pedaggi autostradali. Il governo ha regalato una concessione di trent’anni: le tariffe aumentano in base all’inflazione, non più tenendo conto degli investimenti e delle manutenzioni fatte, e cioè dell’attenzione per la sicurezza.
Forse non tutti sanno che dietro tante belle parole sul Mezzogiorno, la realtà è che il governo lo colpisce con sistematici tagli agli investimenti infrastrutturali e con la cancellazione del credito d’imposta automatico per le imprese. Ed è realtà il fatto che il Fondo per le aree sottoutilizzate è stato usato come un “bancomat”, dal quale sono stati prelevati 17 miliardi di euro per fare altro, ad esempio per finanziare il taglio dell’Ici per i più ricchi.
Non è un Paese per i lavoratori e le famiglie
Forse non tutti sanno che in un Paese in cui un lavoratore su otto è precario, il governo introduce il divieto di reintegro in seguito a sentenza del tribunale e blocca la stabilizzazione dei precari delle pubbliche amministrazioni avviata a suo tempo dal Governo Prodi. E la realtà, così, è che entro luglio perderanno il posto, dopo aver lavorato per anni, più di 50 mila persone.
E se una donna lavoratrice vuole diventare madre, oggi più di ieri, rischia di essere licenziata: il governo ha deciso la soppressione della legge, introdotta dal centrosinistra, che evitava la piaga delle “dimissioni in bianco”, quelle pretese dal datore di lavoro al momento dell’assunzione.
Forse non tutti sanno che questo è il governo che svuota e rinvia l’entrata in vigore delle norme e della legislazione sulla sicurezza del lavoro, vuole limitare i controlli degli ispettori e ridurre le sanzioni previste per i datori che non osservano la legge. L’Italia, così, continuerà ad avere il terribile record delle morti sul lavoro, le “morti bianche”.
Forse non tutti sanno che a non beneficiare del bonus famiglia inserito dal governo nel decreto anticrisi sono proprio le famiglie numerose, meno 7 miliardi da qui al 2010.
Forse non tutti sanno che il governo ha smantellato le norme per contrastare l’evasione fiscale e ha dimezzato le sanzioni per chi evade. Le conseguenze reali? Le
entrate dello Stato sono crollate, i disonesti continuano a non pagare le tasse e milioni di italiani perbene sono sempre più tartassati, visto che la pressione fiscale
è al livello più alto degli ultimi dieci anni.
… non è un Paese per giovani
Il governo non vede una realtà che ogni paese europeo mette al primo posto: i giovani, con il loro sapere, sono la chiave per entrare nel futuro.
In un settore decisivo come quello dell’istruzione taglia con l’accetta e alla cieca. Gli insegnanti e i professori sono un numero da far quadrare. Gli edifici scolastici un
problema secondario. Il maestro unico e il voto in condotta uno specchietto per le allodole per nascondere che nella scuola e nel domani non si crede e non si investe.
Forse non tutti sanno che le uniche misure riservate all’Università italiana sono stati i tagli per oltre un miliardo e mezzo e il blocco del turn over. La realtà continua ad essere quella di un Paese che è “maglia nera” per numero dei giovani laureati e che investe in ricerca e sviluppo la metà di quanto in media non si faccia nel resto d’Europa.
… non è un Paese per l’ambiente
La realtà, nei grandi paesi d’Europa, è che l’ambiente è un bene da tutelare, non da saccheggiare. In Italia, e solo da noi, c’è invece un governo che promuove in materia urbanistica la deregulation, presenta un piano casa nato senza alcuna preoccupazione per la qualità del territorio
e la sicurezza degli edifici, cerca di eliminare le agevolazioni per gli interventi sul risparmio energetico delle abitazioni.
La realtà è che di fronte alla crisi, l’ambiente è un’opportunità per crescere e creare nuovi posti di lavoro, non un problema. Nel nostro Paese, invece, c’è un governo che non si preoccupa dei cambiamenti climatici, si avventura in un generico ritorno al nucleare, riduce gli incentivi per le fonti rinnovabili, deprime le piccole e medie imprese che operano nel campo dell’innovazione ambientale.
… non è un Paese per la cultura
Forse non tutti sanno che in un anno sono stati chiusi più di quattrocento teatri, il cinema è stato lasciato senza ossigeno, sono state commissariate molte fondazioni liriche e sono a rischio di imminente smobilitazione strutture musicali e festival internazionali. Coerente con tutto questo, il taglio di 200 milioni di euro subito dal Fondo unico per lo spettacolo. La realtà è che uno dei nostri beni più preziosi, la cultura, per il governo è una cosa secondaria.
… non è un Paese uguale per tutti
Lo si è visto subito: appena insediato, il governo ha varato, in tempo record e mortificando il Parlamento, il Lodo Alfano. Con un grave strappo al dettato costituzionale, è stata garantita l’immunità al Presidente del Consiglio e alle più alte cariche istituzionali. La realtà, per il governo, è racchiusa in un principio: alcuni cittadini, di fronte alla legge, sono “più uguali” degli altri.
… non assicura una giustizia efficiente
In un settore delicatissimo come la giustizia la durata dei processi è sempre più lunga e la certezza della pena è un miraggio. L’unica cosa certa sono i tagli del governo che colpiscono in particolare l’edilizia carceraria e il reclutamento di nuovi agenti di custodia.
Forse non tutti sanno che il disegno di legge sulle intercettazioni dice di difendere la “privacy”, mentre in realtà indebolisce la ricerca della prova, strumento in
questi anni indispensabile per risolvere casi di criminalità organizzata, terrorismo, estorsioni e pedofilia.
Forse non tutti sanno che il governo continua a prorogare, mettendone anche in discussione la retroattività, l’entrata in vigore della legge sulla class action, fondamentale per tutelare migliaia di cittadini consumatori che hanno visto colpiti i loro diritti e chiedono giustizia.
… non è un Paese che investe sulla sicurezza
Parlano tanto di sicurezza, ma l’unica cosa reale sono i tagli alle risorse per le forze dell’ordine. Il resto sono parole, come la propaganda sull’impiego di soldati, peraltro in numero insufficiente e non appositamente addestrati, o peggio ancora misure come le ronde, che vanno contro la dignità e la professionalità delle forze di polizia e alimentano il pericoloso concetto della “giustizia privata”.
… non ama il tuo Comune
Il governo è federalista a parole e centralista nei fatti. Forse non tutti sanno che in realtà ha sistematicamente colpito l’autonomia finanziaria dei comuni e delle province con l’abolizione completa dell’Ici sulla prima casa per i più ricchi senza compensare adeguatamente i comuni, con il blocco dell’autonomia impositiva degli enti locali, con il taglio dei trasferimenti e dei fondi per le politiche sociali e con un patto di stabilità molto restrittivo.
… non è autorevole agli occhi del mondo
L’Italia ha perso autorevolezza sulla scena internazionale e non rispetta gli impegni presi per gli aiuti allo sviluppo: i fondi ad essi destinati sono anzi stati tagliati del 50%.
Freedom House, l’istituto di ricerca che studia il livello di libertà democratica nel mondo, ha collocato l’Italia di Berlusconi tra i paesi parzialmente liberi. Il motivo? Innanzitutto la libertà di stampa, e cioè “l’uso crescente di tribunali e leggi sulla diffamazione per limitare la libera espressione” e “i timori relativi alla concentrazione di mezzi di comunicazione pubblici e privati nelle mani di un unico leader”.
QUALCHE NUMERO
Tra i 24 e i 34 anni in media, in Europa, il 30% dei giovani è laureato. In Italia solo il 19%.
In Europa in ricerca e sviluppo si investe in media il 2% del Pil. In Italia solo l’1,1%
Fondo politiche sociali:meno 660 milioni di euro
Mezzogiorno: meno 17 miliardi di euro
Pedaggi autostradali: aumenti fino al 20 %
Pressione fiscale:più 0,7 %, pari al 43,5 %
(Previsione 2009 – Fonte Ministero Economia)
Entrate Iva: meno 10,6 %
(Primi tre mesi 2009 – Fonte Ministero Economia)
Entrate tributarie: meno 5,4 %
(Primi tre mesi 2009 – Fonte Banca d’Italia)
Spettacolo: meno 200 milioni di euro
Sicurezza e difesa: meno 3 miliardi di euro, meno 40.000 addetti
Fonte: Sindacati e Cocer, 2008
Giustizia:meno 800 milioni di euro
Lentezza giustizia civile:2.269 milioni di euro persi
dalle imprese
L’Italia che vogliamo è di nuovo un bel Paese è vicina alle persone e alle imprese se alla sua base c’è, a livello mondiale, l’enorme disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza, la crisi può essere l’occasione, per l’Italia, di tornare a crescere in modo più giusto. Il Partito Democratico ha per questo proposto misure come il contributo di solidarietà e come l’assegno di disoccupazione per chi perde il lavoro e non può godere di ammortizzatori sociali. E alle imprese, lo Stato deve garantire un sostegno per accedere a tutto il credito di cui hanno bisogno e l’immediato pagamento da parte della Pubblica Amministrazione dei debiti per le forniture di beni e servizi.
… è un Paese che guarda ai giovani e al futuro
I giovani, la loro formazione, la loro professionalità, sono la vera risorsa di ogni Paese. L’Università e la ricerca hanno bisogno di più autonomia, più valutazione e riconoscimento del merito, più investimenti pubblici e privati, più concorsi aperti e trasparenti, senza nepotismi, localismi e lobbismi.
… è un Paese che valorizza l’ambiente
L’ambiente, la green economy, per un Paese come il nostro sono la chiave per uscire dalla crisi e delineare un nuovo modello di sviluppo.
L’Italia deve imboccare con decisione la strada dell’innovazione, della ricerca, della diffusione delle fonti rinnovabili. E quindi più veicoli elettrici e ibridi, più sistemi di mobilità alternativa, più norme e incentivi nel segno del risparmio e dell’efficienza energetica.
… è un Paese civile
Noi rifiutiamo l’equazione “immigrazione uguale insicurezza”. Le ronde, i medici e i presidi “spia” degli immigrati clandestini, proposte assurde come quella dei posti sulla metropolitana riservati ai residenti, conducono su una strada pericolosa, fatta di esclusione e di odio. L’Italia che vogliamo crede all’integrazione e su di essa punta per costruire la società del futuro. È il riconoscimento dei diritti, che porta al rispetto dei doveri e alla crescita della sicurezza e della convivenza civile.
… è un Paese che non ha paura
Per noi la sicurezza non è solo contrasto all’“emergenza”. È affermazione quotidiana della legalità, è impegno per liberare intere aree del Paese dalla morsa della criminalità organizzata e per difendere i cittadini dai reati che rientrano nella cosiddetta “microcriminalità” ma che in realtà possono sconvolgere una vita. È così per la violenza alle donne, contro la quale abbiamo fatto approvare una legge, quella sullo stalking, sulle molestie, nata sulla base del lavoro del centrosinistra nella passata legislatura.
… ha una giustizia che funziona
Per riformare la giustizia italiana servono non i soliti annunci, ma fatti concreti. Quelli contenuti nelle proposte che il Partito Democratico non si è mai stancato di avanzare, tra le quali l’introduzione dell’ufficio del processo, la costituzione definitiva della Scuola della magistratura e il Centro unico nazionale di ascolto per le intercettazioni, già previsto dall’ultimo governo di centrosinistra.
… è un Paese unito
È grazie all’opposizione del Partito Democratico che l’originario disegno di legge “Calderoli” sul federalismo fiscale non esiste più e che le sue disposizioni iniziali, infarcite di egoismo territoriale, sono state sostituite da un testo più conforme al dettato costituzionale, più solidale e responsabile.
(da www.partitodemocratico.it)
Comunque vadano queste elezioni, e non possiamo attenderci certo risultati troppo positivi, bisogna continuare a lavorareeeee!!!!!! Il consenso non si costruisce pensando solo che siamo i migliori e nel giusto. Questo è guardarsi allo specchio!!!
Le ultime due settimane prima del voto non sono dedicate a spostare voti da uno schieramento all’altro, ma a convincere i potenziali elettori ad andare ad esprimere il loro voto. La differenza tra il sondaggio ed il voto è che nel primo ti vengono a cercare fino a casa, nel secondo ti devi muovere tu. Ora la sensazione che ho è che, grazie ad una campagna in cui SB si è dovuto difendere ad oltranza, i potenziali elettori nostri sono più motivati a dedicare una mezz’ora del week end ad andare a votare, di quanto lo siano i potenziali elettori di centro-destra. Per questo ritengo che le previsioni catastrofiche non sono destinate ad avverarsi.
Mamma mia quanto sono fredde e ciniche le tue analisi, Carlo. Ma, del resto, è il tuo mestiere. Speriamo che i fatti ti smentiscano.
Mah … Ragazzi, da osservatore esterno a me sembra che, se da un lato Franceschini ha sicuramente condotto una politica di comunicazione migliore di quella di Veltroni, dall’altro i danni all’immagine del Pd fatti dalle scelte di quest’ultimo sono gravi e non recuperabili con qualche mese di buoni interventi.
Insomma, fossi in voi non sarei troppo fiducioso. Anzi, mi preparerei al peggio (un risultato catastrofico la sera del 7) per poi magare gioire di qualche semplice ammaccatura (ossia un risultato attorno al 23-25%) …
Attenzione, però, Di Pietro prenderà tanti voti. E non saranno certo sottratti a Berlusconi, ma al Pd.
Ma sì, basta con i profeti di sventura. Non dico che cresceremo, ma crollare come gufano quelli del “Giornale” non credo propro che accadrà.
Anch’io credo che la vicenda scandalosa in cui è incappato il capo potrà avere qualche ripercussione alle urne per il Pdl.
Franceschini l’ha più o meno gestita bene e non è detto che il Pd non riesca anche a reggere, nonostante i sondaggi e gli uccellacci del malaugurio.
Comunque, vedremo come vanno a finire le elezioni europee, perché il non sono convinto che il caso Noemi non avrà ripercussioni sul premier.
Vero, l’ho letto da più parti che il peggio deve ancora venire. E noi lo affronteremo con Berlusconi a Palazzo Chigi. Mi vengono i brividi.
Attenzione, non solo quelle di Berlusconi sulla crisi sono sottovalutazioni inaccettabili, ma sono pericolosissime anche nell’ottica di quel che ancora verrà in Occidente. Perché molti analisti aono concordi nel dire che il peggio deve ancora arrivare. Ma mentre gli altri Paesi si preparano per tempo, in Italia “l’allegria al governo” di Berlusconi & Co. ci sta facendo arrivare alla peggiore delle congiunture economiche degli ultimi cento anni assolutamente impreparati.
Perché ha costruito per gli italiani una sorta di sogno, che non raggiungeranno mai, che li aiuta però a vivere una quotidianità che lo stesso sistema berlusconiano contribuisce a rendere sempre più avvilente. Come dire, apre e chiude il cerchio.
Eppure, soprattutto in Sicilia, torneranno a votarlo, non ci sono dubbi. Ma perché tutto ciò?
Del resto, basta semplicemente dare uno sguardo per strada e si capisce come quelle raccontate da Berlusconi siano tutte chiacchiere vuote. La gente non arriva a fine mese. Anzi, non arriva più a metà mese. : (((