Un premio Nobel ad un popolo. Non un singolo, una collettività. Una comunità che ogni giorno, da anni, dimostra generosità e compassione, amore per la vita e uno slancio di umanità che è molto più forte, vivo e reale di mille parole, di tante discussioni, di tutte quelle barriere che molti Paesi d’Europa vorrebbero ergere.
Anche io ho sostenuto la proposta di assegnare il Premio Nobel per la Pace agli abitanti di Lampedusa e Lesbo. Due lembi di terra, due piccolissime isole in cui vivono uomini e donne coraggiosi. La proposta di Gianfranco Rosi, premiato a Berlino per lo splendido “Fuocoammare”, di dare il Nobel a queste popolazioni è stata sposata da molti deputati e deputate. Anche io ho sottoscritto questo appello, che voglio condividere con voi e che ho sottoscritto condividendone ogni parola. Un premio che “non aggiungerebbe molto alla grandezza di quella gente”, ma che sicuramente aprirebbe gli occhi di molte persone su una tragedia del nostro tempo che dobbiamo affrontare, come ha detto Papa Francesco, con disponibilità e fiducia, senza sollevare barriere. Superando pregiudizi, sospetti e ostilità.
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