Ho partecipato questa mattina al congresso regionale della Cisl Universitá, un’occasione importante, un significativo momento di confronto sul ruolo dell’alta formazione, della ricerca e delle Universitá nello sviluppo della nostra regione. Il sapere, inteso come possesso di un insieme di conoscenze e competenze che si aggiornano e si rinnovano continuamente, costituisce infatti a mio avviso la vera risorsa strategica di un territorio, il vero investimento per creare e mantenere sviluppo e occupazione. Essa costituisce inoltre la vera tutela sociale, il vero fattore di coesione sociale di fronte ai rischi derivanti dalle nuove emarginazioni e dalle nuove esclusioni.
Nell’era dello sviluppo fondato sull’intelligenza, le aree ricche di risorse giovanili qualificate hanno un vantaggio competitivo di straordinaria importanza.
La Sicilia possiede questo vantaggio per alcune ragioni. É una delle aree più giovani del paese e d’Europa, ha una grande popolazione studentesca e dentro questo dato vi è una risorsa in più costituita dal fatto che oltre la metà della popolazione universitaria è composta da giovani donne, vanta una presenza forte e prestigiosa di strutture universitarie sul territorio regionale.
Un ulteriore valore è rappresentato dal fatto che gli investimenti intelligenti e intensi nei campi della ricerca, nell’era dell’economia del sapere, sono in grado di azzerare tendenzialmente uno dei principali ostacoli allo sviluppo meridionale: la distanza geografica dai principali mercati europei e internazionali.
Sono tutti elementi di forza notevole per il nostro sistema regionale. Occorre dunque spingere per creare un vero e proprio sistema integrato della ricerca universitaria e della formazione. E tutto questo è ancora più importante dentro la crisi drammatica, la vera e propria recessione che stiamo attraversando.
Gli investimenti in ricerca, formazione permanente sono più indispensabili, rappresentano la prima e più importante risposta per aprire una nuova fase di sviluppo. Anche in Sicilia.
Per questo io penso sia necessario muoversi con i fondi europei in una logica di integrazione e concentrazione a favore di alcuni grandi progetti di sviluppo. Progetti in grado di creare strutture di coordinamento e di trasferimento delle conoscenza tra mondo universitario e sistema delle imprese, internazionalizzare la nostra economia e attrarre investimenti dall’estero. Progetti in grado di farci fare passi in avanti concreti verso gli obiettivi europei per il 2020, portare la dispersione scolastica al di sotto della soglia del 10% e fare crescere il numero dei laureati fino al 30 – 40% della popolazione.
Insieme a queste misure di medio periodo occorrono misure straordinarie per potenziare il diritto allo studio, a partire dalle borse di studio, e fare ripartire un mondo universitario ormai bloccato.
Ci vogliono idee nuove per rendere forte il rapporto tra università e imprese, tra mondo della ricerca e mondo del lavoro come la valorizzazione dei dottorati anche nelle imprese e misure per promuovere esperienze all’estero.
Occorre uno scatto in avanti. Porre il sapere, la ricerca, l’alta formazione universitaria al primo posto dell’agenda regionale.
A Catania una possibilità concreta di lavoro qualificato per tanti giovani laureati è rappresentato dalla Città della Scienza. Aperta nel 2008 e chiusa nel 2012. Adesso “funziona” a singhiozzo. Sono stati spesi 10 milioni di euro che rischiano di trasformarsi in un ennesimo spreco. Non possiamo permetterlo. Può diventare invece un polo culturale e di attrazione turistica. Un volano di sviluppo per la città. Uno Science Centre sul modello delle più moderne città europee e di città della scienza di Napoli. Insieme con il nuovo Rettore, Giacomo Pignataro, sono certo riusciremo a restituire questo piccolo gioiello della tecnologia alla città e creare nuove e importanti opportunità di lavoro.
Occorre spingere, a livello regionale e nazionale, per dotare le nostre università di risorse certe, per pianificare meglio gli investimenti in alta formazione. Per i cittadini, per i giovani, per il futuro della Sicilia.
Dobbiamo costruire una Regione che guarda al futuro, in grado di fare della conoscenza, della formazione e della ricerca straordinarie occasioni di sviluppo.
La flessibilità che caratterizza troppo spesso il mondo della ricerca e della conoscenza non può diventare una sorta di precarietà esistenziale. E’ su questo terreno, su quello della ricerca, dell’innovazione e dell’alta formazione che offriamo ai nostri giovani nuove chance di vita, nuove opportunità, nuovi fattori di integrazione sociale.
Dobbiamo dare vita ad un grande progetto di Università Sicilia per incrementare il nostro capitale sociale, le conoscenze, le dotazioni infrastrutturali, le nuove tecnologie, la capacità di internazionalizzare la nostra economia. Intervenire attivamente su questi temi significa, io credo, contribuire alla costruzione di una società più giusta, più libera e più eguale.
Leave a Reply