La direzione provinciale del Pd del 23 marzo è stata un’altra occasione persa per riavvicinare il partito ai cittadini. Chiedo a chi ha intrapreso una strada autocratica, che conduce all’isolamento del partito dalla società civile, di ripensare alla decisione di rinunciare alle primarie come metodo di scelta del candidato sindaco di Catania. E’ questo il mio primo commento a conclusione della direzione provinciale del Partito Democratico tenutasi stamattina a Catania.
In questi giorni a favore delle primarie sono arrivati segnali chiari sia da alcuni circoli del Pd sia da molte associazioni di cittadini che operano sul territorio cittadino. In molte città d’Italia si tengono le primarie per scegliere democraticamente il candidato sindaco, e dappertutto è un proliferare di candidature. Succede a Siracusa, a Messina, a Roma e anche nei piccoli centri della provincia. Si fanno le primarie anche a Scordia, dove uno dei candidati, Franco Tambone, è un membro della direzione provinciale del partito che ha votato però contro le primarie a Catania.
Io sono convinto che siamo ancora in tempo per cambiare strada a Catania e per dare voce ai cittadini che vogliono scegliersi il candidato sindaco”.
Sulla decisione della direzione provinciale del Pd di nominare un comitato reggente al posto dell’esecutivo provinciale dimissionario voglio sottolineare che si è deciso di dare vita ad un direttorio provinciale con i componenti nominati seguendo il metodo dell’intramontabile manuale Cencelli. Difficile immaginare qualcosa di più lontano dallo spirito unitario del Partito Democratico. Chi pensa di guidare il partito con un comitato di reggenti è bene che si muova anche per individuare i candidati per le liste da presentare alle amministrative di Catania. Il tempo stringe, noi siamo già pronti a dare il nostro contributo, sarebbe bene che tutti facessero altrettanto
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