Ci sono statistiche che stordiscono, numeri che appaiono inverosimili per quanto enormi, storie su storie. Di donne picchiate, violentate, assoggettate, ferite nel corpo e nell’anima. Donne che da bambine hanno imparato a tacere, a fare silenzio, che non si sappia in giro. E donne, ragazze che urlano al mondo che non può esserci amore, nemmeno un poco, dietro ad uno schiaffo.
Oggi è la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. E’ una giornata per ricordare le tante, tantissime donne ferite a morte da uomini violenti e codardi. Oggi, per me, è la giornata in cui occorre riflettere su ciò che è stato fatto e tirare le somme su ciò che si può fare per salvare una vita, per fornire il coraggio di denunciare, il riparo da un uomo violento, la sicurezza di non sentirsi più perseguitata.
In questi sette mesi il Governo ha fatto tanto per lottare contro la violenza subita dalle donne o, per dirla con le parole del Presidente del Consiglio Letta, “abbiamo dichiarato guerra alla violenza”. I primi di ottobre è passato in via definitiva alla Camera il decreto su “Disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto alla violenza di genere”. Un provvedimento che contiene misure preventive e più protezione per le vittime, come vi raccontavo in questo post. E’ un grosso passo avanti, sono contento che sia stato compiuto e sono contento per aver contribuito anch’io a renderlo possibile in qualità di rappresentante del Governo nell’iter di approvazione del decreto. Ora occorre un salto culturale, però. Occorre che ogni madre e ogni padre insegnino al figlio il rispetto della donna, che ogni madre spieghi alla figlia il rispetto per se stessa. E che la scuola sia anche luogo in cui imparare a comportarsi, a distinguere il giusto dallo sbagliato in una società in cui tutto è consentito. Nessuna legge, nessun decreto, nessuna misura restrittiva può intervenire in contesti di disagio profondo, morale e culturale. E’ un richiamo ad impegnarci tutti. E noi uomini per primi.
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